Del contratto e delle casse autonome: il percorso già fatto e un Futuro diverso

Di: Ferruccio Riva

Premessa: sarà un po’ lungo, ma utile a tutti. Cercherò di essere asciutto e chiaro.

Un tipico errore dell’Uomo è non conoscere bene la propria Storia, ripetendola ciclicamente perdendo tempo ed energie.

Furono 15 mesi intensi, da settembre 2011 a novembre 2012: analisi dei contratti dei primi 10 intermediari, riunioni e incontri di brain storming con centinaia di colleghe e colleghi, estrazioni dalle consultazioni in corso allora con il Trilogo europeo sulla revisione di MiFID e IDD. Alla fine, durante il Consiglio Nazionale di dicembre 2012 potei presentare il Contratto Europeo di Promozione Finanziaria (poi corretto in Consulenza da gennaio 2016 https://anasf.it/documento/138 ), una fatica a 6 mani: oltre alle mie, quelle di Alfonso Tacchini e Sonia Ciccolella. Il documento venne quindi inviato a marzo 2013 ad Assoreti, con la proposta di intavolare uno studio di confronto, cosa alla quale l’associazione rappresentativa degli Intermediari rispose di non essere interessata. In fondo, ce lo aspettavamo: l’elaborato aveva innanzitutto l’obiettivo di dimostrare il fatto che l’associazione dei consulenti finanziari possedesse la capacità culturale di produrre questo livello documentale, ma eravamo consapevoli che un accordo economico preveda la presenza di almeno 2 controparti interessate (e Assoreti tutt’oggi pare non lo sia). Seguendo comunque il tipico pragmatismo di chi svolge la nostra professione, avevamo predisposto anche un piano B e un piano C.

Il B consisteva nel presentare al mercato la proposta (conferenza stampa del 14/05/13), per poi discuterla con i singoli intermediari. I precedenti della conquista nel 1987 della management fee e, anni dopo, della valorizzazione di portafoglio lo consigliavano: vi furono quindi decine di colloqui con il top management di gran parte delle reti, con diverse interessanti aperture, quanto meno parziali. Tale iniziativa però si bloccò dopo il 15/05/2014, data in cui il Parlamento europeo approvò il testo della Direttiva MiFID2: conteneva troppe novità con potenziali effetti sulla professione, da dover attendere la sua applicazione per capirne gli sviluppi.

Il piano C è risultato il più efficace: dato che avevamo identificato diversi temi essenziali, ci concentrammo sulla loro conversione, pezzo per pezzo, in leggi o regolamenti. Abbiamo così ottenuto, in seno a MiFID, che vi fossero 2 tipi di consulenza (su base indipendente e non), con l’obbligo per entrambi di poter disporre di un’ampia gamma di prodotti e servizi (case terze); che il praticantato diventasse un obbligo regolamentare in tutta Europa (ESMA, perché l’Authority crede che la nostra sia una vera professione, forse più di noi); che il concetto di consulenza da noi prestata diventasse legge (modifica art. 31 DLgs 58/98 TUF); che gli Intermediari recepissero una possibile organizzazione avanzata della professione, attraverso il team, ambito che sicuramente vedrà ulteriori  grandi sviluppi nei prossimi anni. Correva anche il tempo in cui Anasf avrebbe voluto portare fuori da Enasarco i CF, dopo il commissariamento dell’ente nel 2006 e dopo che comunque, anche negli anni successivi, se ne erano viste di tutti i colori. Infatti, nel testo contrattuale di cui abbiamo parlato si prevedeva anche l’ipotesi della creazione di una cassa autonoma. Venne infatti commissionato uno studio di fattibilità finalizzato alla creazione di una cassa dei CF, che in sostanza presentava questi ostacoli: innanzitutto, era necessario un intervento legislativo per uscire dall’ambito di obbligatorietà verso ENASARCO; poi, per avere la sostenibilità finanziaria prevista dalla L. Fornero  (coinvitato di pietra a tutti i CdA di ENASARCO stessa, come di tutte le casse preesistenti), vista anche l’età media avanzata della categoria, sarebbe stato necessario esportare dalle casse dell’ente a quelle del nuovo soggetto la parte di patrimonio dedicato alle pensioni e al FIRR relativo ai CF, per un valore, allora, di circa 2,5 mld di euro (oggi circa 3), che avrebbe provocato l’immediato commissariamento della Fondazione e la sua probabile incorporazione nell’INPS; era necessario inoltre anche come minimo raddoppiare il numero di soggetti iscrivibili. In quel periodo molto denso, però, è intervenuto un altro fatto nuovo: l’indizione delle prime “vere” elezioni in Enasarco, con la decisione politica di Anasf di parteciparvi, pur non da sola in quanto caso unico di soggetto rappresentante per legge di una unica categoria merceologica/professionale. Il resto è storia più recente, ma gli ostacoli alla creazione di una cassa autonoma sono rimasti gli stessi.

Lucilla Incorvati, poco meno di 2 anni fa in una intervista pubblicata da Plus24 il 22/10/22, mi chiese se la prossima revisione MiFID (che sarebbe dovuta intervenire attraverso la Retail Investment Strategy nel 2023, situazione rimandata alla legislatura europea iniziata 2 mesi fa) fosse una occasione di rilancio del contratto proposto nel 2013. Le risposi con una obiezione, ancor più valida oggi: il possibile cambiamento, parziale o totale, della modalità di prestazione della consulenza e la conseguente modifica della sua remunerazione potrebbero portare anche a nuove forme di rapporto tra Intermediari e CF, sia formali che dal punto di vista economico. Mai come oggi, qualsiasi proposta sarebbe “fuori dal tempo”, mentre restano fondamentali la partecipazione attiva alla prossima scrittura normativa, a tutela del Futuro della professione, e il confronto collaborativo tra gli stakeholders del settore, per poter eventualmente adeguare i modelli esistenti ad una loro potenziale evoluzione, anche ibrida, gestendo l’eventuale cambiamento senza subirlo.

Noi consulenti lo sappiamo bene: sbagliare il timing, magari facendo anche scelte errate, è qualcosa da evitare. Dovremmo invece avere sempre chiari i nostri obiettivi ed avere la pazienza necessaria per raggiungerli.

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